buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
"Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli
utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle
sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello
in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux
- sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietÃ
di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di
cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita:
"Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli
utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle
sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello
in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i
principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietÃ
di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di
cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici
dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente
parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stà simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa.
Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto:
buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
"Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli
utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea
improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle
sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello
in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux
- sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i
principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietÃ
di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con
l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di
cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
qualcuno ha dei commenti da fare?
Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto:
Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici
dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente
parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stÃ
simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa.
l'articolo non è on-line...
la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po'
di rabbia):
"Linux è un sistema operativo definito "open source".
un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono
all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra
opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo
utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di
quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors) come
porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i
proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua
macchina (smartphone, desktop o laptop).
Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non
risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema
operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo
opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune.
Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i
possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli
utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacitÃ
contribuiscono a migliorarlo.
...
valerio
Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto:
buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
"Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli
utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una
linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria.
Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale
tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia
l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del
modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai
diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo
con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa
niente di cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
Il giorno dom 24 lug 2022 alle ore 11:15 valerio < bardo_ml_debian@fastwebnet.it> ha scritto:
Solitamente, chi fa critiche - tipicamente meno superficiali di questa - di questo tipo fa riferimento al fatto che molte grandi aziende (Google e Microsoft massicciamente) contribuiscano allo sviluppo di Linux, in qualche modo influenzandolo.
qualcuno ha dei commenti da fare?
È una critica che trovo poco ricevibile, onestamente. Non trovo sia molto sensato che un prodotto Open Source debba necessariamente rimanere "amatoriale" e le grandi aziende private non debbano contribuire (anche perché lo usano, ed è bene che paghino ALMENO mettendoci qualche sviluppatore su). Inoltre ci sono software storici, come CUPS, per i quali trovo che gli effetti della collaborazione privata di vecchia data siano stati molto buoni.
È allo stesso tempo però una critica assai lecita, sotto diversi punti di vista: il fatto che il kernel contenga un sacco di roba funzionale ad
Android e poco altro è ben lontano dall'essere falso.
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo
strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https,
firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie
Il 24/07/22 17:18, Luca Alzetta ha scritto:
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo
strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa
(dal
mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella
modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di >> spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https,
firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta,
sono
tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni
finanziarie
ciao,
provo a risponderti in modo sintetico, poi ti conviene cercare
informazioni più precise in rete.
la differenza fra un office che risponde alle caratteristiche di un opensource (e quindi è libero e trasparente) ed un office proprietario
è proprio lì, la seconda non è trasparente...
per quanto riguarda la sicurezza, non riguarda solo la parte
finanziaria. normalmente quando un hacker porta avanti un attacco, non
lo fa dal proprio pc, ma prende possesso di una serie di pc (non
protetti) e con quelli porta avanti gli attacchi...
valerio
buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
come testimonia l'esperienza di Linux
- sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà
di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di
cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
Ok, a soldoni è abbastanza chiaro ma quanto ci sta costando tutto
questo dal punto di vista sociale, non l'open source intendo dire,
veramente vale la pena gestire una complessità del genere per
proteggere i messaggini e le foto di qualche adolescente innamorato?
Che percentuale del traffico occupano le stupidaggini senza alcun
valore che girano sulla rete? Quanto consumiamo e quanti sforzi
facciamo per trattarle con gli stessi standard con cui trattiamo la
privacy di una cartella clinica?
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo
strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa
(dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della
rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici
anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne
ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo
delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che
un mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi
standard di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia
niente da nascondere a nessuno. Perché Canonical, tanto per fare un
esempio, dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema
operativo senza guadagnarci niente? Perché ci sono dei volontari che lavorano gratis a realizzare una suite come openOffice che, a mio modo
di vedere non ha niente da invidiare a Microsoft Office? Chi è dotato
di tante competenze da essere in grado di sviluppare un CAD come
FreeCAD e può renderlo disponibile gratuitamente a tutto il pianeta?
Vi ripeto, sono ignorante come una capra in materia ma cerco di
capirci qualcosa.
In fondo è come scrivere un libro, daccordo la cultura dovrebbe essere disponibile gratuitamente a tutti ma non la può mica pagare uno solo
(o pochi), non vi pare?
Il 24/07/22 12:57, valerio ha scritto:
Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto:
Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici
dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente
parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stÃ
simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa.
l'articolo non è on-line...
la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un
po' di rabbia):
"Linux è un sistema operativo definito "open source".
un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono
all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra
opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilitÃ
di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo.
Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo
utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi
proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di
quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors) come
porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i
proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua
macchina (smartphone, desktop o laptop).
Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non
risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema
operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo
opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune.
Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i
possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli
utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacitÃ
contribuiscono a migliorarlo.
...
valerio
Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto:
buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
"Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli
utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una
linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria.
Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale
tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia
l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del
modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai
diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo
con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa
niente di cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
La recrudescenza degli attacchi in rete (di cui
spesso gli utenti sono totalmente ignari) dopo
l'avvio della "Operazione Speciale" russa in
Ucraina, dimostra la necessita' di potenziare
ad ogni livello la sicurezza della rete.
Anche a favore degli utenti un po' tonti :-)
Quindi un serio sistema operativo deve essere
in grado di essere difendibile da attacchi
informatici che ormai arrivano da tutte le direzioni.
E non si tratta di una rincorsa, dato che i piu'
sensibili alla debolezza informatica e' proprio
il settore opensource, che non di rado "precede"
aziende privati (e anche militari ...), altro
che "rincorsa".
Lei, piu' che "niubbo" di Linux e open source,
e' "niubbo" di sicurezza informatica, che ci tocca
tutti. Dall'uso del home banking alla protezione
della propria identita', dalla diffusione di carte
sanitarie e digitali e alla firma digitale. Lei
piu' scegliere la prassi italica del "fidarsi"
di quello che fanno dei perfetti sconosciuti,
senza possibilita' di verifica indipendenti, oppure
accedere a software di cui sono disponibili i
sorgenti (sa cosa e' un "sorgente" ?) e che quindi
ci sia almeno la possibilita' teorica che parti
indipendenti vadano a metterci il naso per vedere
se fa cio' che viene promesso (e solo cio' che
viene promesso).
Riguardo al fatto che la crittografia e' al servizio
(NON esclusivo, lei sbaglia se lo pensa) di
transazioni finanziarie e segreti militari non significa
che e' il "male" (a parte il fatto che se avete un
conto corrente in banca e usato l'home banking, forse
la crittografia tanto male non fa, oppure, dopo
l'aggressione russa, dovreste anche non essere cosi'
contro i militari, salvo vi piaccia essere comandati
da un soldato che arriva con mitra in braccio da
altra nazione).
Lei sa che quando va dal dentista, lui ci guadagna.
Eppure, non per questo smette di andarci quando
le serve. E se un martello viene usato per fare
violenza, non di meno, resta uno strumento utile
e valido per gli usi "civili". Cerchiamo di non
farci prendere troppo il naso dalla fallaccia di
un certo tipo di propaganda che pare abbia preso
piede sui social.
Riguardo al volontariato, credo che la sua difficolta'
sia quello di concepire che la possibilita' di grandi
cambiamenti nella propria vita. In Italia c'e' questo
modello per cui uno sogna di trovare un posto di
lavoro fisso ideale da subito e poi tenerselo fino a
pensionamento. Ergo, con questa logica, chi fa
volontariato dovrebbe farlo per tutta la vita. O niente.
In realta', uno fa volontariato per alcuni anni, dando
molto alla comunita', poi l'interessa o la voglia scema,
e magari si fa assumere proprio nell'ambito posto fisso
sognato dall'italiano medio.
E' cosi' che l'open source funziona (sul lato dei
volontari), c'e' un continuo ricambio. Tra l'altro
il volontariato non e' pura rinuncia, perche' le
competenze acquisite e verificate da aziende blasonate
portano anche all'ambito posto di lavoro fisso.
E appena uno e' "stanco" di regalare, deve solo
firmare e' rientra nel binario convenzionale di chi
lavoro per uno stipendio fisso.
Ma le aziende che interesse avrebbero per finanziare
l'open source ? Si da' il caso che l'open source non
rincorre, bensi precede, e chi e' tagliato fuori dallo
sviluppo, non puo' influenzarlo (in direzioni a lui
favorevoli) ne essere pronto a produrre software in
grado di interagire in modo ottimale con l'open source,
dando spazio ai concorrenti. Non si dice:
"Se non puoi combatterli, unisciti ?".
Alcune aziende hanno tentato di sopprimere l'idea
dell'open source. E hanno fallito. Cosa resta loro
se non "unirsi" ?
Un ultima cosa: "open source" per alcuni e' una
ideologia (lei ?) ma in realta' e' solo un approccio
per produrre software migliore perche' verificabile.
On 24/07/2022 16:19, Luca Alzetta wrote:
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che
trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la
rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza
della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi
quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di
cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate
e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi
esclusivo delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo
strano che un mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a
questi standard di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non
abbia niente da nascondere a nessuno. Perché Canonical, tanto per
fare un esempio, dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo
sistema operativo senza guadagnarci niente? Perché ci sono dei
volontari che lavorano gratis a realizzare una suite come openOffice
che, a mio modo di vedere non ha niente da invidiare a Microsoft
Office? Chi è dotato di tante competenze da essere in grado di
sviluppare un CAD come FreeCAD e può renderlo disponibile
gratuitamente a tutto il pianeta? Vi ripeto, sono ignorante come una
capra in materia ma cerco di capirci qualcosa.
In fondo è come scrivere un libro, daccordo la cultura dovrebbe
essere disponibile gratuitamente a tutti ma non la può mica pagare
uno solo (o pochi), non vi pare?
Il 24/07/22 12:57, valerio ha scritto:
Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto:
Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici
dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente
parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stÃ
simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa.
l'articolo non è on-line...
la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un
po' di rabbia):
"Linux è un sistema operativo definito "open source".
un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono
all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra
opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilitÃ
di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo.
Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo
utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi
proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di
quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors)
come porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i
proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua
macchina (smartphone, desktop o laptop).
Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non
risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema
operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo
opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune.
Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i
possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli
utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacitÃ
contribuiscono a migliorarlo.
...
valerio
Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto:
buongiorno a tutti,
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
"Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli
utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una
linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria.
Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale
tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia
l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del
modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai
diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste."
Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi
dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo
con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa
niente di cosa sia l'opensource.
qualcuno ha dei commenti da fare?
valerio
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po'
di rabbia):
"Linux è un sistema operativo definito "open source".
un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo.
Linux è gratis
I sistemi proprietari non
permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede,
Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta,
è la rincorsa
(dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura,
protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne
ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che un
mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi standard
di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia niente da nascondere a nessuno.
Perché Canonical, tanto per fare un esempio,
dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema operativo senza guadagnarci niente?
valerio ha scritto:
su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di
Edouard Jourdain che cita:
concordo che chi ha scritto quel pezzo non ha capito l'argomento che
stava cercando di trattare.
la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po'
di rabbia):
"Linux è un sistema operativo definito "open source".
però Linux è soltanto la parte Kernel o meglio uno dei Kernel usabili. Sarebbe meglio chiamarlo GNU/Linux, per far capire che è il sistema GNU
con il Kernel Linux.
Tieni conto che per Debian esistono anche altri Kernel più o meno usabili (es: GNU/BSD, GNU/HURD). A seconda del sistema che stai usando puoi
avere dei pacchetti non disponibili su altri.
Ad esempio avevo trovato un bel giochino che volevo installare per i miei nipoti, ma il pacchetto Debian non c'era per GNU/Linux, ma, se non ricordo male, solo per GNU/BSD.
Inoltre io preferirei parlare di software libero e non software opensource, anche se alcuni li usano come sinonimo in realtà non corrispondono al 100%. C'è software opensource che non è software libero.
Ad esempio una licenza della NASA non è considerata software libero[¹], ma è considerata software opensource[²]
un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere
umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e
proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello
che il sistema fa ed eventualmente modificarlo.
come indicato, io preferisco non parlare di software opensource, ma di software libero, poiché il software opensource è più orientato a indicare come è "sviluppato" il software, mentre il software libero è più
orientato sui diritti di chi lo utilizza.
Il software libero offre delle libertà all'utente:
* possibilità di eseguire il software come si desidera e per qualsiasi uso
* possibilità di studiare il sorgente e modificarlo a piacere
* possibilità di ridistribuire il sorgente/eseguibile modificato
Notare che garantendo queste libertà a terzi, in realtà l'autore si può garantire per sé stesso la possibilità di entrare in possesso ed usare anche le eventuali modifiche di terzi. Naturalmente per avere questo
ritorno deve usare la licenza giusta per il caso. Normalmente, secondo
me, la migliore è la AGPL.
Linux è gratis
no, in realtà Linux o GNU/Linux non è gratis.
Una licenza di software libero ti permette di vendere il software, anche
non tuo, a qualsiasi prezzo che l'acquirente è disposto a versare.
In passato società hanno fatto soldi proprio ridistribuendo software
libero, soprattutto nel periodo in cui tanti non avevano internet o le connessioni erano molto lente.
La stessa m$ nel tempo in cui indicava la GPL come virale e da evitare vendeva quelli che chiamava i "GNU tools" ai propri clienti... che non
erano altro che parte del sistema GNU.
I sistemi proprietari non
permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede,
in generale non è detto, potrebbe essere che un sistema operativo (o più facilmente un software) sia distribuito anche con i sorgenti, ma sia
vietata la modifica e ridistribuzione.
Se non erro, almeno fino a qualche anno fa, m$ dava la possibilità alle
PA di accedere ai sorgenti del suo simil sistema operativo (o per lo meno
a buona parte dei sorgenti)...
Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta,
in realtà è corretto.
Il software libero, se non è distribuito sotto il pubblico dominio, deve avere dei proprietari.
Una licenza di un software non è valida se il software non ha un copyright valido.
In pratica il software deve avere "agganciato" sia il copyright degli
autori che la licenza applicata. La licenza non ha nessuna validità se
manca il primo.
La licenza indica le modalità di distribuzione/uso del software e il copyright indica che ha i diritti su quel software e quindi ha il diritto
di applicare la licenza scelta.
L'utente può accettare la licenza e usare il software o non accettarla
e in quel caso il software non può essere usato.
La differenza è che avendo agganciato al licenza GPL a Linux (sto parlando del kernel) Torval e tutti quelli che hanno contribuito hanno permesso a chiunque altro di poter usare le libertà offerte dal software libero.
Ipotizziamo che un software abbia il copyright di una sola persona (che è
il caso più semplice, anche in ottica internazionale). Questa persona
decide di distribuire il suo software sotto licenza AGPL e con indicato il suo copyright. Distribuisce sotto AGPL tutte le versioni fino alla 5.0.
Poi dalla 6.0 cambia licenza e passa ad una licenza non più di software libero senza distribuire i sorgenti. Può benissimo farlo e diversi hanno seguito questa strada... purtroppo. Però tale persona non può più impedire che il suo software fino alla versione 5.0 sia preso da altri e modificato
e ridistribuito. Naturalmente in questo caso chi fa le modifiche deve mantenere il copyright dell'autore originario e aggiungere il proprio; in questo caso il "modificatore" può distribuirlo solo usando la stessa
licenza libera AGPL o una compatibile (se esiste... ad esempio se la
licenza iniziale era LGPL può trasformarla in GPL), ma non potrà mai distribuirlo con una licenza non compatibile con quella originaria, se l'autore iniziale non glielo permette.
Ciao
Davide
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